Insegnare a uno sciame di api a individuare mine antiuomo o altri esplosivi nascosti nel terreno: l’idea sembrerebbe del tutto strampalata, eppure è stata presa in seria considerazione dai responsabili della difesa civile e militare degli Stati Uniti dopo aver esaminato i risultati delle ricerche svolte dall’Università del Montana negli ultimi tre anni. Il nuovo mezzo difensivo umanitario sarà sperimentato nel corso di questa estate nei vasti campi di lupino in fiore del Montana. L’operazione, battezzata Honey detect system (Sistema di identificazione «Miele»), non sarà certo semplice, ma le prospettive che apre sono straordinarie. «Le api sono sensibili agli odori al pari dei cani, se non di più», ha spiegato Alan Rudolph, che dirige i servizi di ricerca biotecnica del Pentagono. Ma non è solo l’eccezionale olfatto di questi insetti che potrebbe portare al successo l’esperimento scientifico americano: anche la loro capacità di memorizzare e comunicare le conoscenze acquisite potrebbe essere decisiva. Il primo passo dell’équipe di ricercatori dell’Università del Montana diretta da Jerry Bromenshenk con la collaborazione del Pentagono sarà insegnare alle api a riconoscere l’odore dell’esplosivo. Reparti del genio dell’esercito americano hanno perciò sotterrato alcune mine nei campi destinati a ricoprirsi di fiori. Quando costruiranno i loro alveari vicino al territorio minato e cominceranno a bottinare, ossia a raccogliere il nettare e il polline dai calici dei fiori, - le api operaie ne memorizzeranno l’odore e, al loro rientro nell’alveare, daranno alle altre bottinatrici tutte le informazioni necessarie affinché a loro volta siano capaci di localizzare la fonte del prezioso nutrimento. L’idea dei ricercatori americani è che, insieme all’odore dei fiori ricchi di polline, le api operaie memorizzeranno e trasmetteranno alle compagne anche quello delle mine nascoste sotto di essi; e che, dopo questo addestramento, quelle api assoceranno per sempre l’«odore» dell’esplosivo alla presenza del nettare, sviluppando perciò un interesse che le renderà capaci di individuare le mine dovunque esse siano, proprio come un cane da tartufo sa localizzare dall’odore il ricercato fungo. Fin qui, teoricamente, tutto bene; ma a questo punto cominciano i problemi. Innanzitutto, seguire gli spostamenti di questi inconsueti esploratori non è davvero facile; e poi, nel caso in cui il terreno minato sia povero o del tutto sprovvisto di fiori, e perciò non interessante per le api, si può supporre che esse avvertiranno, certo, grazie al loro potente olfatto e all’addestramento ricevuto, la presenza degli esplosivi, ma non si attarderanno a lungo su un luogo che non offre alcun nutrimento. Ma soprattutto come faranno questi minuscoli cercatori di mine a comunicarci le loro scoperte? Tutti problemi per i quali i ricercatori americani hanno già trovato la soluzione: il volo delle api trasformate per l’occasione in soldatesse potrà essere monitorizzato con estrema precisione grazie a un minuscolo congegno elettronico - ideato da scienziati inglesi, non pesa più di 12 nanogrammi - che sarà applicato sul dorso delle bottinatrici. In questo modo sarà possibile sapere dove si saranno soffermate più a lungo ad «annusare» il terreno, attirate dall’«odore» dell’esplosivo che nella loro memoria si associa a una promessa di buon cibo. Certo, rimangono molte altre limitazioni di cui bisognerà tenere conto: le api potranno essere spedite «sul fronte» solo in pieno giorno, e a condizione che non ci sia un forte vento né una forte pioggia, e che la temperatura sia mite. Inoltre il raggio d’azione di questi insetti non supera i due chilometri, che possono diventare al massimo dieci nei casi di estrema penuria. L’eccezionalità della scoperta, comunque, sta nell’aver dimostrato ancora una volta le moltissime virtù di questo animaletto: oltre a regalarci il miele, la pappa reale, la propoli e tutti gli altri prodotti dell’alveare, si scopre adesso che può contribuire a salvare la vita di tanti innocenti dal pericolo micidiale delle mine antiuomo, che ogni anno uccidono o mutilano milioni di adulti e bambini. La loro arma segreta, ormai scritta nel loro libretto militare, è l’odorato, grazie al quale riescono a memorizzare gli odori molto più facilmente di colori e forme. Quando bottina, un solo passaggio è sufficiente a un’ape per catalogare un odore e inserirlo nel suo personale database; gliene occorrono invece tre per memorizzare un colore, e venti per fare lo stesso con una forma. Con quella pulce elettronica fissata sul dorso, l’ape potrebbe dunque diventare la migliore detective al servizio dell’uomo, al quale spetterà poi il compito di decifrare i segnali da lei inviati. Tutto ciò sarà sperimentato quest’estate con le api del Montana che usciranno dall’alveare per andare a fare la spesa nel fiorito supermercato preparato per loro dai ricercatori universitari e del Pentagono. Se l’operazione Honey detective system riuscirà, molti alveari si trasformeranno in vere e proprie stazioni radar olfattive. E chi avrà più il coraggio di depredarli del loro dolce nettare?
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