"Lapis" edizione 06/05
Ottantaquattromilacento
Cinque di maggio: non sono in apiario per l'ultima parossistica corsa
pre acacia, ma inusualmente in giacca e cravatta, annoiato dal viaggio,
sono di ritorno da Roma.
Vengo da un incontro che si è svolto a Montecitorio con l'Onorevole
De Ghislanzoni, Presidente della Commissione Agricoltura della Camera
dei Deputati e con l'On. Casellati, Sottosegretario del Governo. Al
confronto oltre all'Unione degli Apicoltori hanno partecipato Andrea
Rigoni titolare dell'omonima azienda e in rappresentanza del Gruppo
Miele dell'AIIPA il Presidente Gramm e il segretario Forni.
La delegazione di parte sostanziosa dell'intera filiera del miele,
delle varie "famiglie" che la compongono e che difficilmente
si sono, sino ad oggi, mosse in collaborazione: produttori apistici
italiani, singoli e associati o in cooperativa, confezionatori/importatori,
commercializzatori di miele nazionale.
Abbiamo posto nella autorevole sede un problema dell'insieme della
filiera del miele, cui urge trovare soluzione.
Abbiamo fatto presente che l'attuale situazione è caratterizzata
da:
o trasformazione della commercializzazione alimentare, con inarrestabile
crescita dei consumi nella grande distribuzione,
o forte pressione delle catene di distribuzione commerciale di proprietà
estera per favorire i prodotti alimentari originari del loro paese,
o riduzione progressiva dell'offerta di referenze e tipologie di prodotto,
ovvero negativa tendenza di riduzione delle referenze di miele disponibili
sugli scaffali dei supermercati,
o recente e drammatico crollo delle quotazioni internazionali del
miele ad un livello incompatibile con un minimo di redditività
per i produttori europei,
o sempre più forte competizione, al ribasso di prezzo, sul
mercato internazionale per la principale tipologia di miele tradizionalmente
esportato dall'Italia: il miele di bosco (o di melata) italiano mentre
è, fortunatamente e grazie ad una diffusa azione promozionale,
in crescita il suo apprezzamento di consumo nel mercato interno.
In Italia solo un cittadino su quattro è purtroppo ascrivibile
nella categoria degli abituali consumatori di miele.
La dizione "Miele di Bosco" è largamente conosciuta
ed apprezzata da una crescente fetta di consumatori ed equivale quindi
ad una precisa, inequivocabile, definizione di origine botanica del
miele.
La definizione "Miele di Melata" invece si presta facilmente
ad uno stupido equivoco d'origine, connesso al nome di un altro importante
prodotto e frutto agricolo: la mela!
Il titolo con il numero di 84.100 non rispecchia una formula augurale
cabalistica bensì è la quantità di pagine reperite
dal motore di ricerca Google se si avvia una ricerca su "Miele
di Bosco", solo pagine in italiano. Non tutte le pagine web sono
riferite effettivamente al miele di tale origine ma ci è sembrata
una esemplificante dimostrazione del radicamento e dell'importanza
di tale dizione. Se per controprova si digita invece "Miele di
Melata" il risultato è di sole 3.580 pagine web disponibili.
Qualora si insista e si componga il teutonico"Wald Honing"
si possono consultare ben 76.900 pagine.
Abbiamo chiesto quindi ai nostri autorevoli interlocutori: ma perché
dobbiamo farci del male da soli? Perché non possiamo riconoscere
subito, prima di generare ulteriori difficoltà in un mercato
già così critico, che tale dizione esattamente come
quella millefiori equivale ad una determinata origine botanica?
C'è chi ha paventato, se l'Italia si azzardasse a fare tale
mossa, la messa in stato d'infrazione da parte di Bruxelles, "dimenticandosi"
che analoghe definizioni sono comunemente usate negli altri paesi
europei.
Fin da piccoli abbiamo imparato che chi ricorre alla minaccia dell'Uomo
Nero lo fa perché incapace di assumersi le proprie responsabilità.
E' il tipico espediente di chi privo di autorevolezza ricorre all'altrui
forza per cercare di non far percepire la propria debolezza.
Sempre più sovente c'è chi cerca di far giocare all'Unione
Europea la parte dell'Uomo Nero perché incapace di saper fare
e difendere scelte impegnative. La crescita e lo sviluppo di un paese
adulto richiede la capacità di assumere e gestire precise responsabilità
in sintonia con le proprie tradizioni e qualità.
E' forse l'ora che anche il nostro paese e le nostre istituzioni si
decidano al grande passo:"diventare grandi".
Francesco Panella
Ore 21 del 5 maggio 2005
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