"Lapis" edizione 07/04
Giri di valzer
Dal metà di luglio la Cina può nuovamente
esportare i prodotti dell’alveare in Europa.
Come tutti gli apicoltori del mondo ben ricordano dalla primavera
2002 tutte le importazioni provenienti dalla Cina risultavano bloccate
in conseguenza della contaminazione del miele e della pappa reale
cinese con il pericoloso antibiotico Cloramfenicolo.
Da quella data la Cina, secondo i funzionari di Bruxelles, avrebbe
considerevolmente migliorato il suo sistema di controllo della sicurezza
degli alimenti e dell’alimentazione degli animali allevati.
Più di un commentatore avanza la fondata ipotesi che questa,
come altre controversie riguardanti i prerequisiti qualitativi, siano
state “risolte” per la necessità di non accentuare
e prolungare il contenzioso con l’emergente partner asiatico
e soprattutto per poter “sfamare” l’industria dell’acciaio
comunitaria con l’importazione dei notevoli quantitativi d’indispensabile
coke di cui è depositaria oramai solo la Cina.
Solleva non pochi dubbi la fiducia accordata allo stato cinese sul
controllo di conformità qualitativa del miele esportato quando
non v’è ad oggi alcuna garanzia che sia maturata la coscienza
e la cultura della necessità di un altro modo di produrre più
rispettoso dell’ambiente e soprattutto della salute umana.
La prospettiva d’immissione di grandissimi quantitativi di miele
cinese, offerti a meno di 1500 dollari USA la tonnellata, ha già
avuto un forte effetto sulle quotazioni e sugli scambi internazionali;
basti vedere l’andamento delle cessioni del prodotto latino
americano. È però ipotizzabile che l’impatto completo
dell’effetto depressivo delle quotazioni sul mercato del miele
interno italiano si sviluppi in modo progressivo nei mesi ed anni
a venire. La speranza è che il travolgente sviluppo dell’economia
in Cina comporti oltre all’arricchimento di pochi anche un innalzamento
dei livelli di vita e degli stili alimentari di miliardi asiatici,
con l’augurio che la nuova dieta includa il miele e che quello
posto al consumo sia tale e non adulterato con vari sciroppi zuccherini!
Il 14 luglio il Senato italiano ha approvato, con uno schieramento
politico trasversale, la nuova normativa sull’origine e tracciabilità
degli alimenti e degli ingredienti dei preparati alimentari contenente
l’obbligo di necessaria informazione ai consumatori con piena
soddisfazione, fra gli altri, delle confederazioni agricole Coldiretti
e CIA.
L’organizzazione degli industriali alimentari ( Federalimentare)
si è scagliata, invece, violentemente contro la nuova normativa
affiancata, guarda caso, nelle critiche da Confagricoltura. Come nel
caso del Miele Vergine Integrale questa Confederazione “agricola”
e le sue propaggini organizzative non esitano a schierarsi a fianco
degli industriali e commercianti alimentari contro gli interessi dei
produttori e dei consumatori.
Dal 21 di luglio è entrata in vigore anche in Italia la nuova
Direttiva comunitaria sul miele. Una normativa su cui l’Italia
della qualità e della tipicità ha saputo ottenere risultati
e modifiche all’epoca della sua elaborazione in sede U.e. Per
garantire maggiori informazioni a uso dei consumatori, la norma europea
dispone che vengano indicati in etichetta il paese d'origine del miele
o in alternativa se è frutto di una miscela di mieli. Con qualche
difficoltà ma emerge una possibilità di scelta per il
consumatore: optare per un "miele miscelato" equivale ad
acquistare un miele su cui non si ha il coraggio d'indicare con onestà
e precisione la zona di produzione, un prodotto frutto di una "rielaborazione
di tipo industriale" giust'appunto di una miscelazione.
Il Ministero dell’Agricoltura italiano, senza accogliere alcuno
dei suggerimenti di U.N.A.API. e degli istituti specializzati, ha
voluto tradurre la direttiva in un pedissequo decreto, senza alcuna
capacità d’iniziativa e pertanto restano da chiarire
alcune questioni che rischiano di comportare inutili e dannose controversie
giuridiche quali: la definizione di “millefiori” e la
prevalenza od unicità di provenienza del miele di nettare.
Da settembre in avanti si tireranno le somme della stagione apistica
2004, nelle varie manifestazioni organizzate dalle Città del
miele ed abbiamo ragione di ritenere che, nell’insieme, risulterà
positiva la valutazione del risultato produttivo nazionale.
Nell’autunno si giocherà al Senato sulla Legge Quadro
per l’apicoltura una fondamentale partita per ottenere qualche
piccola ma indispensabile modifica. Allo stato delle cose è
forte il rischio che le esigenze degli apicoltori possano passare
in secondo piano nella fretta di chiudere, finalmente, un’annosa
questione ma più che altro che tali esigenze siano svendute
per l’ordine di scuderia di fare arrivare al più presto
un pugno di euro a qualcuno che ne ha estremo bisogno.
Un tradizionale augurio cinese recita: “possiate
vivere in tempi interessanti!”.
Il notevole livello ed entità degli investimenti, di varia
natura, dei produttori apistici italiani sembra confermare che i tempi
sono più che interessanti; l’augurio è che investimenti
analoghi riguardino anche la capacità d’iniziativa collettiva
sull’insieme delle questioni di prospettiva affinché:
“gli apicoltori italiani guidino le danze!”
Francesco Panella
1 settembre, Novi Ligure
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